
Dovremmo essere tutti femministi

“Stavo anche per diventare una Femminista Felice Africana Che Non Odia Gli Uomini e Che Ama Mettere il Rossetto e i Tacchi Alti Per Sé e Non Per Gli Uomini.
Naturalmente in quest’ultima parte c’è parecchia ironia, ma la vicenda dimostra che la parola «femminista» si porta dietro un bagaglio negativo notevole: se sei femminista odi gli uomini, odi i reggiseni e odi la cultura africana. Pensi che le donne dovrebbero sempre essere ai posti di comando, non ti trucchi, non ti depili, sei perennemente arrabbiata, non hai senso dell’umorismo e non usi il deodorante.”
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Riporto questo brano perché credo racchiuda, in potenza, tutto il libro Dovremmo essere tutti femministi, ultima pubblicazione in Italia di Chimamanda Ngozi Adichie per Einaudi.
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È con ironia che veniamo accompagnati attraverso brevi immagini di vita contemporanea nella quale la norma di una società, che si strutturò sul potere maschile, continua ad agire travestita da normalità.
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Chimamanda, aiutata dalle belle illustrazioni di Bianca Bagnarelli, fornisce a tutti (e in particolare a ragazzi e ragazze a cui il libro è rivolto) un supporto nella lettura di queste situazioni normali, capaci di nascondere sofferenza e persino violenza.
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Non si tratta necessariamente di non mettere il rossetto o di abbandonare la virilità. Si tratta di rifondare questi e altri costumi partendo dalla nostra libertà di persone. Femminista è un uomo o una donna che dice «esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio.»