
La struttura dell’iki di Kuki Shuzo, Adelphi

Condivido l’impressione lasciatami dalla ripubblicazione del libro di Kuki Shuzo da parte di Adelphi, La struttura dell’iki.
Leggere il libro di Kuki Shuzo è stata per me l’occasione di attraversare un ponte tra il pensiero occidentale e quello giapponese. Un ponte speciale perché costruito da un giapponese che parla la nostra lingua. Non solo, Kuki Shuzo conosce le lingue europee e le conosce nelle loro implicazioni, nel loro farsi pratica e vita quotidiana.
«A grandi linee, abbiamo visto che l’iki in quanto fenomeno di coscienza è seduzione, intesa come instaurazione di un rapporto duale con l’altro sesso […].» – Shuzo, La struttura dell’iki, Adelphi.
La quarta di copertina racconta che conobbe personaggi della nostra storia del pensiero come Martin Heiddeger e Jean-Paul Sartre coi quali si confrontò, approfondendo la conoscenza del linguaggio della nostra filosofia.
Penso non sia casuale se il testo ricordi il metodo della fenomenologia nel modo in cui gira intorno e osserva questa parola giapponese, intraducibile nelle lingue europee: iki.
«Non potremmo forse dire che [iki] è “attrattiva erotica (seduzione) capace di sprezzatura (rinuncia) e dotata di tensione (energia spirituale)”?» – Shuzo, La struttura dell’iki, Adelphi.
Ecco la bellezza di questi scritti. Kuki Shuzo non traduce, si fa interprete della sua cultura, per noi. Non è possibile ridurre iki inserendo la parola nel nostro utile amico traduttore online. Terminata la lettura ho davvero appreso una nuova parola, un nuovo mondo mi si è aperto davanti.