
Nel peggiore dei mondi possibili


Una teoria personale, empirica.
Qualcuno l’avrà sicuramente già pensata, qualcun altro l’avrà già
detta e persino meglio, ma poco importa.
Il cambiamento è continuo. Ogni giorno cambiamo corporalmente e questo è lapalissiano, ma anche
nella personalità. Nel continuo confronto con il mondo riceviamo stimoli a cambiare. Manteniamo
però una stabilità, almeno apparente, una identità che riconosciamo e ci viene riconosciuta.
Soprattutto quando si è giovani o comunque molto stimolati questo cambiamento si fa pressante, il
fiume vuole scorrere, ma noi lo blocchiamo. La diga della personalità ci impedisce di scorrere.
Siamo consapevoli dello sguardo degli altri, delle persone care, del gruppo di amici e temiamo il
nostro cambiare li allontani.
Penso che questo sia giusto, fino a quando non comporta un malessere. Fino a quando quelle
persone care, quel gruppo di amici non diventa una gabbia.
Si ha paura il cambiamento venga mal visto, soprattutto non venga compreso. Abbiamo tutti
bisogno di giustificare i mutamenti intorno a noi, di collegarli a un motivo per il quale abbiano
senso. Altrimenti ci sentiamo smarriti.
Spesso è più facile trovare una giustificazione personale al cambiamento piuttosto che cercare di
comprenderlo. Viene fatto nei miei confronti e io purtroppo so di farlo nei confronti degli altri.
La mia soluzione: viaggiare.
Allontanarmi per un periodo di tempo dal piccolo della mia
realtà e permettere al fiume di scorrere, in piena. La bellezza nascosta del viaggio è che a volte ti
cambia ancora di più di quanto ti aspettassi. Altre volte semplicemente il viaggio ti asseconda.
Il valore aggiunto del viaggio è che permette alle altre persone di trovare una giustificazione al tuo
cambiamento, sia esso fisico o metaforico inteso come esperienza che comunque ti allontana dalla
tua realtà. «Da quando sei stato in quel posto sei cambiato.» Con buona pace della coscienza e della
razionalità.
Certo è un escamotage. Se avessi una volontà più forte forse ignorerei tutto ciò. Così non è e
questa via traversa non mi dispiace.
Per le persone a cui tengo la porta dell’incontro e della comprensione è sempre aperta. Per quanto
possa essere angusta.
Nel peggiore dei mondi possibili.
Ora vorrei espandere la portata del pensiero. Io sono come tutti (esclusi i campioni della volontà).
Amici e parenti diventano la società tutta, con le sue pressioni, i suoi gruppi, i suoi ruoli. La società
ha le sue regole che se non vogliamo seguire dobbiamo perlomeno assecondare.
La libertà di cambiare che non ci concediamo o non ci è concessa preme con tutto il suo carico di
ansia e altri disagi.
Ma ecco che caso, fortuna o chi per loro ci viene incontro e ci offre un viaggio. La quarantena
conseguente all’epidemia è stata questo.
Sia chiaro, razionalmente non ho nessun motivo per essere ottimista: che una pandemia, con il suo
carico di caos e morte (anche indiretti per cattiva gestione), debba essere l’occasione per un
cambiamento mi fa tristezza.
Eppure è un dato di fatto: il viaggio è servito. Possiamo giustificare il cambiamento.
Ci sono stati due mesi in cui tutte le dighe si sono rotte, abbiamo vissuto vite alternative, forse
migliori (seppur costretti).
A quel vecchio gruppo di amici che ci faceva correre, lavorare sempre di più, consumare, inquinare
ora possiamo dire «eh, da quando c’è stato il covid non sono più lo stesso».
Lo squalo cittadino iper-produttivo ora lavora da casa, in provincia, e sta meglio.
Sembra incredibile, ma possiamo migliorare sfruttando la nostra bassezza.
Non era un po’ codardo e miope anche il Pereira di Tabucchi? Ecco anche per noi l’occasione per lasciare
spazio a un’altra anima, l’occasione per la nostra denuncia di un mondo sbagliato.
Anche nel peggiore dei mondi possibili.
Chi invece vorrà qualcosa di più, penso che il mondo lasci aperta la porta della comprensione, per
quanto possa essere angusta.