
Non sono solo canzonette. Ep. 1

Viaggio intorno alla canzone pop
Episodio 1: La nebbia agli irti colli
E sia chiaro, quel NON messo davanti al celebre titolo di Edoardo Bennato, nelle mie intenzioni, è enorme, evidenziato, sottolineato, urlato e chi più ne ha più ne metta!
Con il benestare della Libreria di Quartiere vorrei provare a portare avanti un piccolo viaggio -sicuramente non originale né inedito, ma forse ancora necessario – dentro e fuori i confini della canzone pop. Mi piacerebbe usare questo spazio per fare un po’ di ragionamenti intorno a questo oggetto così familiare eppure così sconosciuto: il testo di canzone.
È qualcosa di semplice da scrivere? Sono sufficienti il sentimento e l’ispirazione? È qualcosa che chiunque può fare per conto suo, magari con un minimo di esperienza? Ci sono dei criteri per giudicarlo in modo oggettivo?
Insomma, sono tante le cose di cui parlare. Intanto, se vogliamo fare un discorso strutturato e sensato, dobbiamo fare un po’ di chiarezza e iniziare a tracciare i confini di ciò che caratterizza il testo per una canzone rispetto ad altri tipi di testo.
L’anno scorso, insieme alla mia compagna, sono andato in pellegrinaggio al Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna per far visita alla tomba di Dalla – uno dei miei autori preferiti – e sono rimasto colpito dall’incisione sulla lapide che lo definiva, tra le altre cose, poeta. In effetti può sembrare una cosa non così assurda: quante volte, parlando di una canzone particolarmente bella, abbiamo sentito (o usato noi stessi) l’espressione «quella canzone è una poesia»? Quante volte autori come De Andrè o De Gregori sono stati definiti poeti?
Eppure non c’è niente di più sbagliato!

Intanto perché quest’affermazione sembra voler dare “un contentino” all’autore di turno, promuovendolo dal campionato di serie B della canzone a quello di serie A della poesia. Non si può fare un discorso serio sulla canzone d’autore se non la si riconosce in quanto tale come una forma scritta indipendente dalle altre. Il testo di canzone è un genere definito, come lo sono la poesia, il romanzo, il racconto e così via.
Certo, è naturale pensare a un rimando alla poesia quando si parla di testo di canzone: è strutturato in versi, al suo interno possiamo ritrovare rime, allitterazioni e altre figure retoriche che studiavamo sui libri di scuola. Inoltre sia il testo di canzone che quello poetico – se confrontati ai racconti o ai romanzi – sono relativamente brevi. Tutto questo è innegabile, eppure non dovrebbe spingerci a confondere i due piani.
Ve la ricordate la versione musicale di Fiorello di San Martino, la celebre poesia di Carducci? Fate un piccolo sforzo, era l’estate del ’93. Se ci ripensate oggi, cosa provate? Immagino sensazioni molto lontane da quelle che avevate provato leggendo il testo sulle antologie scolastiche.
E questo perché? Solo perché in questo caso lo ricollegate alla terribile coda di cavallo che il celebre conduttore portava in giro per tutta Italia con il “suo” Karaoke? O perché ripensate alle sue giacche fluorescenti? Eppure quella canzone non dovrebbe strapparvi un sorriso. Lungi da me fare un’analisi della poesia in questo contesto, ma bastano i pochi ricordi che sicuramente tutti abbiamo a dare per assodato che quello è un testo tutt’altro che superficiale e spensierato.

Quindi è evidente che siamo di fronte a un cortocircuito in cui la nostra percezione, nell’ascolto, è lontanissima rispetto al contenuto. Perché all’ascolto etichettiamo come trash – e dunque in qualche modo divertente – quel testo che sulla pagina stampata dell’antologia scolastica ci appariva tanto serio? Solo perché ora ha una base musicale di sottofondo?
In questo banalissimo esempio c’è il cuore del nostro discorso: il testo di canzone e quello poetico sono due cose diverse e non basta una base musicale per renderli intercambiabili.
Possiamo fare un’operazione analoga estrapolando un testo di canzone dalla sua base musicale: se lo leggiamo a mo’ di poesia, ci risulterà più debole, ci emozionerà inevitabilmente meno.
Davvero, è un esperimento molto semplice che possiamo fare in pochi minuti: prendiamo uno qualsiasi dei tanti testi universalmente riconosciuti come tra i più importanti della nostra tradizione cantautorale. Stampiamolo, leggiamolo come se fosse una poesia. È inevitabile che in diversi punti la metrica ci apparirà incerta e il ritmo meno trascinante – e questo influirà sicuramente sulla nostra percezione. Ci sembrerà incompleto, alcune immagini risulteranno meno evocative e in generale saranno tante le cose che non ci convinceranno del tutto. Questo perché quel testo è nato per fondersi con la musica. Senza se e senza ma. Quel testo, senza musica, è incompleto. E qui arriviamo al comandamento numero uno del nostro discorso: il testo di canzone è l’unica forma scritta che si fonde con una base musicale. Testo e musica sono i due ingredienti che stanno alla base della canzone, sono legati tra loro da un doppio filo che fa sì che si definiscano e diano senso a vicenda. Questo avviene solo con la canzone, mai con la poesia (ovviamente non dobbiamo confondere il sottofondo musicale che possiamo ascoltare durante una lettura ad alta voce di qualche poesia con la base musicale: il sottofondo non c’entra niente con il testo, quello è un contorno trascurabile, esattamente come il vestito indossato dall’attore che in quel determinato momento sta leggendo la poesia).
La musica completa il testo, lo definisce e lo rafforza e a sua volta si lascia definire dal testo. E se la musica non si fonde alla perfezione con il senso delle parole, succedono incidenti come quello di San Martino di Fiorello, in cui alla fine non sappiamo che fare e allora forse sorridiamo, anche se in realtà non dovremmo. Non capiamo e quindi reagiamo nel modo sbagliato. Sia chiaro, so benissimo che le intenzioni di Fiorello erano altre -si trattava di intrattenimento televisivo e quell’operazione poteva andar bene così- però questo esempio sottolinea il fatto che se testo e musica non vanno d’accordo, scatta un cortocircuito. Ciò non si verificherebbe se non ci fossero delle regole ben precise che definiscono il legame tra questi due elementi.
Sono considerazioni molto semplici, quasi ovvie e banali. Ma confermano il fatto che se vogliamo fare un discorso serio e ragionato intorno al testo di canzone non possiamo confonderlo con altri tipi di testo, ma riconoscerlo come un genere a sé, con caratteristiche proprie, con i suoi pregi e i suoi difetti, con i suoi limiti e le sue potenzialità.
Nei prossimi episodi proverò a fare luce su alcuni di questi punti per spiegare meglio quanto in realtà la canzone pop sia un meccanismo complicatissimo. Insomma, altro che musica leggera! Se ci si tuffa più a fondo del discorso si ha l’occasione di scorgere fondali bellissimi, che vale la pena fotografare, anche per apprezzare e capire meglio ciò che c’è in superficie.