
Nuppu e le lucciole


Questa è una delle tante avventure che ricordo dopo mezzo secolo.
Si era a Maggio giusto nel mezzo degli anni settanta, e la passione per la frutta rubata nei campi e il tempo dei giochi infantili erano scemati per lasciare il posto ad altre “Attrazioni” molto meno innocenti.
Frequentavo a quel tempo il: Carnaby Cave, una specie di grotta adattata a discoteca; e penso che fra tutte quelle che costellavano la Riviera Romagnola, fosse la più importante.
Il Disk Jockey era “Yankee”, uno dei tanti Sammarinesi tornati dall’America, dove genitori o nonni, – parecchi anni prima -, erano emigrati in cerca di una vita migliore.
Costui ci sapeva davvero fare con i dischi, ed ebbe il merito di far conoscere, a noi giovani del posto, – dal momento che la musica da discoteca non era ancora nata -, i gruppi dei Pink Floyd, Jethro Tull e Kenny Rogers, solo per citarne alcuni.
Il locale era perlopiù frequentato da ragazze svedesi, finlandesi e inglesi; alquanto più rare erano scozzesi, irlandesi o tedesche.
Dopo qualche esperienza si evitavano scozzesi e irlandesi; codeste figliole ti saltavano letteralmente addosso, e ti sommergevano da una marea di baci così intensi da indolenzire le mascelle, ma di andare oltre e approfondire non c’era proprio verso: penso per una questione di radicata educazione religiosa.
Gli sforzi di “Imbarcare”, pertanto, si concentravano sulle prime tre categorie menzionate. Ricordo i buffi nomi di alcune finlandesi: Pirjo, Nuppu, Ghiroo, Riitta… spero si scrivano così. Gli altri si sono persi nelle nebbie del tempo.
L’amore durava fino alla partenza delle fanciulle, quindi solamente alcuni giorni, ma di intensa passione; poi, tra i pianti strazianti di queste, e le promesse mai mantenute di scriverci spesso, si cambiava capitolo… e ragazza: sapendoci fare, ai tempi ce n’era estrema abbondanza. E poi io non ero affatto male…
Ricordo Pirjo: era bellissima; una fotomodella alta uno e ottanta, bionda, occhi verdi e fisico da urlo. Quando camminavo con lei al fianco gongolavo non poco, e mi facevo tronfio e pettoruto, mentre i miei amici facevano tanto d’occhi e il loro testosterone balzava fuori scala; e per decenza è opportuno non commentare cosa passava nelle loro menti.
Con lei… oppure era Nuppu? Comunque fosse, ero solito appartarmi e parcheggiare la mia “Fuoriserie”, – una Fiat 127 giallo bile -, nella carraia che portava alla casa abbandonata della Caròlla, una contadina del posto ormai da tempo passata a miglior vita.
E così, tra boschi di querce secolari, dove la notte il canto degli usignoli faceva da sottofondo musicale, e il profumo un poco ruffiano del maggiociondolo colmava l’aria…
Mi pare di ricordare si trattasse proprio di Nuppu.
Dopo la passione travolgente, e alzata la testa, la ragazza aveva d’improvviso lanciato un urlo da brivido! Io pensai subito a qualche pericolo imprevisto, anche se il posto mi era ben conosciuto, e a mio avviso sicuro. Ma lei aveva preso ad agitarsi in modo convulso e a indicare con il braccio teso in direzione del campo di grano di “Bigòcc”, – nell’entroterra riminese ogni famiglia ha un soprannome: Babèn, Brardòn, Squansèn ecc -, dove da qualche minuto erano comparse migliaia di lucciole.
All’epoca, i diserbanti non erano ancora entrati nell’uso, e i campi della Romagna offrivano ancora quello spettacolo.
Le spiegai, a fatica, che si trattava solo di piccoli e innocui insetti luminosi.
Lei, rincuorata dalle mie parole, tirò fuori dalla borsa una bottiglia di minerale, la svuotò fuori dal finestrino e mi disse, ben risoluta, che le voleva catturare per mostrarle ai suoi amici a Helsinki.
Balzata fuori dall’auto, seminuda e con la bottiglia in mano, al chiaro di luna si mise a inseguire le lucciole correndo in lungo e in largo per il campo.
Nella tenue e cinerea pallida luce lunare, io, sconcertato, restai a guardarla, ammirato, e mi apparve ancora più bella.
Credo che Bigòcc, il giorno dopo, abbia scoperto nel suo campo uno dei primi casi di: “Cerchi nel grano”.