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Ultima possibilità

Ultima possibilità
Non ce la farò mai, questo pensa Claudio Mari guardando sbigottito la sveglia. Proprio oggi, no! Il display indica le 9.28. Ma come ho fatto? Non ha suonato! Sì che ha suonato e io l’ho spenta! Si scaraventa fuori dal letto, riuscendo a inciampare nel lenzuolo arrotolato. Come ho fatto? –continua a ripetersi- L’appuntamento è per le 10.00, non un minuto dopo, non ce la farò mai! Si getta sotto la doccia e intanto pensa al tragitto più breve per raggiungere corso Sempione. In fondo è riuscito a evitare il traffico mattutino di Milano. Colazione neanche parlarne. Prenderò poi qualcosa al bar. Cosa indossare? Il vestito è importante per fare un minimo di impressione. Ma sì, camicia bianca con cravatta. Ormai ho 34 anni e mi sento più sicuro di dieci anni fa all’università, ma non so come dire… ci si sente più sicuri ma si è insicuri tra i sicuri. Gli altri son sempre più pronti e preparati di te. Va bene la cravatta ma quella coi pallini bianchi su sfondo blu che fa tanto Presidente del Consiglio, no, ti prego. Sceglierò quella bordeaux che mi ha regalato la nonna. Ha un qualcosa di prezioso il bordeaux. E’ assurdo che così giovane mi senta all’ultima possibilità di lavoro ma ormai non ce la faccio più, o riesco a sfondare questa volta o mollo tutto, vendo casa e mi trasferisco in Messico a lavorare con Luca che vuole aprire un localino sulla spiaggia di Puerto Escondido, e dove se no? Devo ricordarmi la relazione sul comodino, ieri non l’ho rimessa in borsa. Non bevo neanche una spremuta al volo, così fredda dal frigo, rischio pure un attacco di cagotto. Devo fare in fretta.

Giovanni Corsini guarda distratto l’orologio del palo, le 10 e mezza circa, in fondo lo sapeva già. La sua andatura è sicura e soddisfatta, ben rasato e profumato, accenna a un sorriso compiaciuto. Vale la pena alzarsi presto e fare le cose con calma e poi… non posso certo farla aspettare! Anche Milano appare bella in questa mattina di primavera. Avrò anche il tempo di prendermi un buon caffè seduto a un qualche tavolino, magari all’aperto per godermi il momento. Era meglio il fiore all’occhiello del fazzolettino di seta nel taschino? La mia vita sta per cambiare, questo andava pensando. Questa, ne sono certo, è la donna perfetta e tutto andrà bene. Giovanni ne è convinto e ripensa a questi ultimi sei mesi. Certo che è stato un bel crescendo. Una cosa non da me, in fondo. A quarantun’anni non m’aspettavo questo colpo di testa. Un matrimonio l’ho già sepolto e non credevo di ricascarci, con tutti i problemi che comporta… ma cosa importa! Non pensavo che avrei avuto un’altra possibilità. Rimettersi in gioco, quando già avevo raggiunto un certo equilibrio, ma era così bella quella sera a casa di Michele e nelle settimane a venire così riservata ma così entusiasta e poi… poi così delicata e forte. E i miei amici, dei suoi non mi parla mai, solo quella tipa più grande di lei, come si chiama, Laura sì Laura ma non l’ho mai vista e poi i genitori, ecco qui un po’ di problemi ne abbiamo avuti ma se ne faranno tutti una ragione. Cosa importa se ha 15/16 anni meno di me? Dopo due mesi già vivevamo insieme nel mio appartamento. Che bei momenti e divertenti. Ho fatto proprio bene a chiederle di diventare mia moglie.

Ah, questa sì che è buona, risponde ridendo Laura Gualtieri. Ma come le vengono in mente certe battute? Mi scusi, ma adesso devo proprio lavorare. Prima che rientri il dottore voglio aver terminato con queste pratiche…. Il tono della voce è gentile ma risoluto, è il tono di una donna esperta che conosce gli equilibrismi di una bella segretaria. E poi sono quasi le dieci e mezza e devo finire in tempo se voglio essere puntuale per l’appuntamento al bar di sotto. La sua amica Anna sembrava molto eccitata al telefono la sera precedente. Non aveva voluto dirmi un granchè ma molto probabilmente vorrà farmi vedere il suo nuovo anello di fidanzamento… Speriamo che non se lo voglia sposare subito è da troppo poco tempo che lo conosce. Di lui so solo che si chiama Giovanni e che deve avere qualche anno meno di me ma molto pochi. Anna è sempre troppo eccitata e incasinata. Io quasi non ricordo neanche l’ultima volta…ah, beh sì che la ricordo, ma insomma… Certo che lei le brucia le sue occasioni, mentre io mi ritrovo a 43 anni suonati senza sapere se avrò mai un’altra possibilità di rifarmi una vita. E poi tutta quella differenza di età, no, io non potrei mai! Lo so, finirò zitella inacidita senza figli nè ricordi. Se finisse veramente così, mollerei tutto e me ne volerei lontano. Dai, cerchiamo di archiviare ‘sta roba che poi me ne vado in pausa. Suona il telefono, ah dottor Santelli, buongiorno, sì certo, non si preoccupi la troverà sulla sua scrivania. Lo faccio subito. Va bene, ci troverà qui. Buona giornata a lei. E ti pareva, ci mancava solo la lettera, va beh, tanto ha detto che tornerà nel pomeriggio, ho tutto il tempo di farla dopo, mi basta cercare quei dati di quella fattura, guardare come erano impostate le precedenti e più o meno il gioco è fatto. E’ un periodo tranquillo, come piace a me, tranquillo e ordinato. Ma veramente mi piace così?

Il bambino gli attraversa la traiettoria, urtandolo. Il vassoio ondeggia e con lui i due bicchieri d’acqua con le tazzine di caffè. E’ questione di un attimo. Con la mano libera cerca di salvare la situazione e in effetti un bicchiere lo afferra. Il resto sta già facendo rumore sbattendo sul tavolino vicino, fortunatamente vuoto. Sandro Tuzzi si ritrova col bicchiere d’acqua in mano nel mezzo dei dieci tavolini semi deserti che compongono il bar e sentendosi molto stupido consegna l’acqua ai due signori che aspettano, farfugliando delle scuse. Mentre si china a raccogliere il vassoio con lo sguardo cerca il bambino, ormai sparito dietro l’angolo del palazzo. Il gestore esce con scopa e paletta, guardandolo con aria inquisitoria. Vaglielo a spiegare a quello, di un bambino che non c’è…! Non dovevo accettare l’invito di Carlo a quel pokerino tra amici, oltre ai quattrocento e venti euro persi c’è la vodka che ancora mi torna su. La doccia frettolosa che ho fatto appena passato da casa non mi è certo bastata. Non ho più vent’anni anche se ne ho solo ventinove. Va bene, ho già sprecato un sacco di occasioni ma se l’ultimo provino che ho fatto è andato bene, allora avrò anch’io la mia possibilità, quella importante, quella che ti cambia la vita. Il monologo l’ho recitato bene, certo mi sono incasinato sul copione ma la parte mi piace, spero l’abbiano capito. Io so di essere un buon attore. Anzi, io sono un attore, punto. Certo che è dura aspettare che suoni il cellulare mentre sto qui a rovesciare vassoi! Sono appena le 10.28 ed è già una giornata di merda!

Claudio Mari sale in macchina, una fiat punto un poco malmessa che passa la revisione grazie a un amico meccanico compiacente. Accende, fa manovra e s’immette nel traffico stranamente più lento e svogliato del solito. Sarà la primavera. Com’è che era? Si presenti puntuale, perché prima il dottore è impegnato e poco dopo se ne deve andare. Signorsì, signora. Proprio oggi! Non riuscivo ad addormentarmi, ho guardato un filmetto, ho giocato un po’ ai giochini e ho navigato in internet fino a crollare… Il solito cretino. Beh, dovrei farcela. La relazione è pronta e dettagliata, il tempo sarà poco ma l’importante è lasciargliela e intanto illustrargliela per sommi capi. Il progetto editoriale è veramente interessante, l’ho anche fatto rilegare e con la borsa nuova faccio la mia figura. Si ferma a un semaforo la borsa di pelle è sul sedile di fianco, la sua borsa nuova con dentro… ma aspetta un attimo, fammi vedere in borsa… la relazione non c’è, cazzo l’ho lasciata sul comodino, ieri notte l’ho tirata fuori per darle un’ultima occhiata… Ma che cazzo! Freccia per accostare, specchietto retrovisore, clacson, ma sì, t’ho visto, passa dai che devo svoltare. Cazzo, proprio oggi, no! Ma come ho fatto? –Deve essere la frase della giornata!- Ma come fanno quelli che ricordano sempre tutto, che sanno sempre tutto, me lo dice sempre mia madre, ma quand’è che cresci… ma che ne so io. Riuscirò a crescere quando non dimenticherò le relazioni sui comodini…in fondo non dipende mica da me! Faccio le scale a piedi, impiego meno. Eccola lì bella placida e comoda appunto sul comodino. Via di nuovo in macchina, sono già sudato. Smollo la cravatta e allaccio la cintura. Ci manca solo che mi fermino per qualcosa.

Certo che ho un po’ esagerato, sono molto in anticipo, va bene far le cose con calma ma un’ora prima anche per me è troppo. Sorride Giovanni Corsini, sorride delle proprie piccole manie. L’appuntamento con Anna è alle 11.30 all’Arco della Pace che poi si va in Comune. Bisognerà trovare una data disponibile, preparare i vari certificati e per fortuna che ho una certa esperienza. Certo che la prima volta, non so, era… era più importante, una conseguenza logica. Con Anna è diverso. A volte bisogna anche lasciarsi andare, no? Ah, devo ricordarmi di chiamare l’avvocato per chiedergli alcuni consigli al riguardo. Non dovevo mettermi le scarpe nuove senti come scricchiolano, sembrano le scarpe di Nero Wolfe sotto il peso del buon Buazzelli. Ma guarda che baretto tranquillo, mi siedo qui fuori e mi rilasso un attimo, mi sento un po’ nervoso. Ma senti che venticello, si sta proprio bene, un cielo così pulito è proprio strano a Milano. Però, bello stravolto questo cameriere, con quella barba sfatta e il papillon molle sulla divisa spiegazzata. Un caffè macchiato freddo, grazie e mi porti pure un bicchiere d’acqua, gasata, per favore. Certo che è più difficile oggi di dieci anni fa. Guarda questo cameriere avrà intorno ai trent’anni ed è qui senza una prospettiva… ma che ne so io, magari è un grande artista che sbarca il lunario con dei lavoretti prima di diventare ricco e famoso. Ma che ne sappiamo noi di chi sono quelli che ci circondano, a cosa pensano, i loro sogni. Come si fa a giudicare, come si può ad avere anche solo un’opinione. Ma che pensieri faccio, ho da pensare alla mia Anna, io. Ma perché divago? Ho un’inquietudine addosso…

Simona, scusa, guarda che scendo un attimo al bar per una spremuta, tu vuoi qualcosa? E un succo di pesca avrai. Ah, guarda che il Santelli ha detto che ci vuole qui nel pomeriggio che ci deve parlare. Comunque torno tra un quarto d’ora voglio solo spettegolare un po’ con Anna, quella che ogni tanto pranza con me… sì, quella giovane. Ok, ci vediamo dopo, ciao. Ma senti che bel solicello, caldo quando ti sfiora ma non sufficiente a scaldare l’aria ancora frizzante…e questo leggero soffio di vento… Certo che con Simona siamo coetanee ma lei dentro è più vecchia di me! Dai, io sono più giovanile, non sono ancora ridotta così male…però lei un marito ce l’ha. Come mi piacerebbe lasciarmi andare, trovare un uomo che mi faccia ancora girare la testa. Ho un fuoco dentro ma non trovo chi mi sblocca! Mi ritrovo a guardare il culo dei maschi che mi girano intorno e fantastico, fantastico e mai che scatti la molla! Sono un po’ in ritardo ma Anna non è ancora arrivata, mi siederò qui fuori. Ma tu guarda che bell’uomo, distinto e rassicurante. Mi metterò a media distanza, tattica, Laura Gualtieri, molto tattica. Strano che Anna non sia ancora arrivata, so che aveva tantissime cose da fare dopo. Ma il cellulare ce l’ho in borsa? Sì, un messaggio? Scusa scusa scusa poco tempo troppe cose ti chiamo poi, Anna. Lo sapevo, sei troppo incasinata, Anna! No, guarda, neanche ti rispondo, tanto lo sa che sono imbranata con i messaggi e lei continua a mandarmeli per farmi impazzire. Lo so che lo fa apposta.. Ah sì, scusi, una spremuta d’arancia, prego. Anche se non viene non c’è motivo per non farmi una piccola pausa e poi si sta così bene qui. Ehi, sbaglio o quel bel signore mi ha guardata. Sembra proprio gustarselo il suo macchiato. Ecco un uomo soddisfatto di sè, me lo vedo, sposato con due figli piccoli, il suo bel lavoro, direi un avvocato, e tutto gli gira bene. Però, in verità non porta la fede al dito… potrebbe farsi interessante! Ah, grazie, scusi potrebbe anche portarmi un succo di frutta alla pesca, se poi me lo apre che devo portarlo via. Grazie. Certo che il cameriere quella smorfia sul viso come a dire, poteva pensarci prima invece di farmi andare avanti e indietro, poteva anche risparmiarsela. C’è sempre qualcuno che mi dice che sbaglio, anche il cameriere me lo fa capire. E tu hai una faccia da sfigato, sì proprio da sfigato bello mio.

Fortuna che i due tipi del caffè rovesciato se ne sono andati, così ci sono solo quel signore gentile, vestito bene e quella signora, tipo segretaria sfigata senza più speranze. Questo Sandro Tuzzi va pensando. Arriverà questa telefonata. Certo, altre volte avevo fatto buoni provini e poi… niente. Cos’è che vuole ‘sta qui? Anche il succo di frutta alla pesca… e lo vuole aperto… cosa pensava che glielo portassi chiuso? Già mi fa andare avanti e indietro come un robottino, se poi mi tratta da scemo, siamo a posto. Guarda che si vede che sei una borghesuccia tutta casa, chiesa e lavoro. Sì, proprio una sfigata frustrata ma se mi arriva quella telefonata, vedi che volo che fanno questi tavolini con i loro clienti. Anche se quel tipo del caffè macchiato è a posto. Tranquillo, educato, sarebbe uno da fiore all’occhiello più che da fazzoletto come ha messo. Secondo me, è uno che si sa godere la vita. Questo qui è uno che non si fa accalappiare dalle donne. Volevo ben dire che si stava troppo bene con solo due clienti, eccone un altro. Trafelato, una cravatta bordeaux da sera, alle 10 e 40 della mattina con la sua borsa da bravo ragazzo. Buon giorno a lei, cappuccio e brioche, certo, abbiamo brioche alla cioccolata, marmellata, crema e inte… alla cioccolata, va bene. Madonna che sonno che ho. Devo mangiare qualcosa mi sento ancora un po’ sbronzo da ieri notte. Mi siederei col tipo qui, lui con la brioche e io con un toast. Ma guarda, nonostante il mio umore è proprio una bella giornata, una di quelle che Milano di solito non regala. Vedi, anche la città vuole stupirmi, dai che è un buon segno. Dai, fratello dalla cravatta bordeaux, anche a te andrà bene!

Ecco un bar, mi fermerò per fare colazione. Ma sì, mi siederò qui fuori, va bene che sono un fallito ma potrò bermi un cappuccio! Salve, cappuccino e brioche per favore… alla cioccolata, grazie. Gentile il cameriere, è dura la vita, eh? Claudio Mari è solo con sè stesso, con la sua borsa nuova appoggiata sulla sedia, con dentro il suo progetto editoriale rilegato per bene. Ma porca puttana, come ho fatto ad arrivare in ritardo! Lo sapevo che se ne sarebbe andato… non c’è più niente da fare. Il progetto al quale lavoro da tre mesi, buttato nel cesso. Con questa vita ormai ho chiuso! Come lo dirò a mia madre? Mollo tutto e me ne vado in Messico. Tutte le telefonate per avere i diritti sui libri, i traduttori pronti a partire, gli accordi col tipografo, l’emozione, gli sbattimenti… tutto per niente e tutto per colpa mia! Poi, non è neanche per il ritardo, tanto l’avevo già capito che non se ne faceva niente, è già il terzo distributore che contatto, capisco al volo la gentile tecnica del rifiuto. Io me ne vado a Puerto Escondido. Ti saluto Italia, con i tuoi modi lenti e mai chiari, tutto troppo complicato e ingiusto, ma vaffanculo Berlusconi e le tue escort, mi avete proprio rotto i coglioni! Ah sì, grazie, ero sovrappensiero, scusi… grazie. Va beh, mi ha messo la cioccolata sul cappuccio, gentile questo cameriere, forse ha capito che anch’io ho bisogno di addolcirmi la vita. Grazie fratello!

Mi fanno male i piedi, non dovevo proprio mettere le scarpe nuove. Mi sento un damerino al suo primo appuntamento… e non mi piace questa sensazione, perdo in sicurezza. Ma cosa mi capita. Anna ha 16 anni meno di me ma mi sento sotto pressione. Dovrei essere io a comandare il gioco, a dettare i ritmi… e invece… non so. Giovanni Corsini è solo con i suoi pensieri, il suo macchiato con le ultime bollicine del bicchiere d’acqua, il fazzoletto nel taschino, le scarpe nuove che cigolano e la sua Anna da sposare. Il sorriso compiaciuto si è spento e una strana inquietudine si sta facendo largo nell’animo di Giovanni. Neanche questo bel sole gli scalda il cuore. Sbalordito si guarda in giro in cerca di un qualunque appiglio che lo riporti alla realtà.

Vedi che mi guarda! E’ la seconda volta che mi scruta e mi squadra proprio. E che sguardo intenso. Me lo scoperei subito. Dovrei andare al suo tavolo, chinarmi e sussurrargli all’orecchio, seguimi! E andare con passo lento e lascivo verso la macchina parcheggiata. Lui si alzerebbe subito e come un automa mi seguirebbe tra il lusingato e il confuso. Saliamo in auto e via senza una parola verso uno di quei motel appena fuori Milano. E lì mi faccio scopare come neanch’io penso di lasciarmi fare… Ah, sì grazie, certo il succo di frutta, ero distratta, grazie. E ti pareva che non fosse questo stupido cameriere a infilarsi tra le mie fantasie… ma dai! Laura Gualtieri è lì, ancora seduta al tavolino con il succo di frutta aperto in mano, il volto un poco arrossato e non certo dal sole, con la sua pausa terminata, la lettera da scrivere, l’appuntamento col capo nel pomeriggio (le cose in ufficio non vanno troppo bene, chissà perché ci vuole parlare…)… la sua amica Anna che non si è fatta vedere e le sue speranze sempre più estreme in un precario equilibrio di donna sempre più sola.

Sandro Tuzzi ha appena portato cappuccio e broche alla cravatta bordeaux e il succo alla sfigata senza speranza. Ed è lì, con la sua barba sfatta, le occhiaie bluastre, la camicia spiegazzata e il papillon storto ma soprattutto con il cellulare che non suona, i clienti che non sopporta (che poi non è neanche vero…) e questa giornata di poco lavoro, poco traffico in un clima sospetto e sospeso.

Anche il venticello si è fermato. Il silenzio cala durante quell’attimo, in quel particolare luogo di Milano. Tutto pare fermarsi. Non un clacson, non una sirena o un campanello qualsiasi, non una chiacchiera, nessuno al cellulare, è questione di un attimo in un luogo. Claudio Mari, Giovanni Corsini, Laura Gualtieri e Sandro Tuzzi, sono lì, basta un cucchiaino che tintinna sul bordo della tazzina di caffè o del cappuccio, per rompere il momento, attirare l’attenzione, avere una scusa adatta, innescare una nuova storia. Magari è un tovagliolino malizioso che scivola ai piedi di un tavolino e qualcuno lo raccoglie, un sorriso, magari uno sfiorarsi di dita. E perché no, forse è un cellulare che suona e forse è il Messico che chiama oppure è Anna che vuole Giovanni o magari Laura e qualcosa succede oppure è il cellulare di Sandro… e questo sì che sarebbe bello. E noi, con gesto discreto, li lasciamo così, durante quel momento di sospensione, quando tutto può accadere e dove tutto può rimanere invariato.

@Emeri Gianluca

Circa l'autore

Gianluca Emeri

Titolare e libraio di Libreria di Quartiere. Qui condivide recensioni e riflessioni personali.

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